RECENSIONI LIBRO + CD MARANGOLO QUARTETTO ORIZZONTALE

 

 

aggiornato il 01 settembre 2010

 

 

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Come sto bene qui: racconti, suoni e visioni dell'Africa.

di ©2010 Fabio Ciminiera - Jazz Convention 14 febbraio 2010 

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Ognuno ha unito, in tempi diversi eppure poeticamente simultanei, le proprie competenze e i propri limiti. L'idea era di "non" fare un semplice disco, di "non" fare soltanto un racconto. E neppure soltanto un libro.» Sandro Cappelletto introduce con queste parole Come sto bene qui. Un volume bifronte - «Come una retta che può andare da un punto A a un punto B. Ma la stessa retta può anche percorrere il cammino inverso.» questa la chiosa di Cappelletto - animato da tanti protagonisti e tante forme espressive, racconti e fotografie, musica e dipinti. Da una parte il racconto di Sandro Cappelletto, costellato dalle fotografie di Enrico Minasso. Dall'altra, i dipinti di Mirco Marchelli, introdotti da una nota di Adolfo Francesco Carozzi. Al centro, issato su una pagina di cartoncino spesso, il compact disc: brani registrati nel 1990 e, sempre in quell'anno, presentati dal vivo al Festival Jazz di Montréal, corredati da testi e fotografie riferiti alla musica del Marangolo Quartetto Orizzontale.
L'Africa è il centro delle riflessioni e delle esecuzioni dei tanti protagonisti coinvolti. L'esposizione è volutamente molteplice, contestuale: la dimensione orizzontale - proveniente dal riferimento al mito e dalla denominazione stessa del quartetto - si rivela una chiave di lettura importante. L'accostamento delle varie espressioni porta a riflettere e a interrogarsi in maniera ampia e diversificata su un continente che spesso siamo abituati a semplificare e, di conseguenza, non comprendere a fondo.
Sia nel lavoro fotografico di Minasso che nei disegni di Marchelli e anche in alcuni passaggi del racconto di Sandro Cappelletto si vede o si percepisce una visione asciutta, poco lirica, in alcune immagini apertamente drammatica dell'Africa. «Il lirismo è uno sguardo da villaggio vacanze, afferma lo scrittore. La drammaticità, certo, ma anche la bellezza assoluta: lo stare bene. Andare in Africa, lavorare lì, partecipare a progetti di cooperazione, forse non serve agli africani, ma certamente serve a noi.» Nel racconto, però, trova spazio anche la dimensione magica... «È decisiva, soprattutto nella sequenza finale. Spero di essere riuscito a renderla viva, materiale, sensibile, così come l'ho vissuta, misteriosamente eppure evidentemente.» Una visione che si compenetra anche nella orizzontalità del mito. «"Quando ci vediamo?" "Domani". "Domani quando?" "Domani". Ecco: la concezione del tempo è, diciamo, meno ossessiva della nostra. La cultura orale attualizza il passato, anche il più remoto, al presente. E tutto scorre, in un cerchio infinito, mentre le scansioni implacabili del tempo si appannano.»
Antonio Marangolo e Peppe Consolmagno puntano l'accento sul reciproco influsso di immaginazione e realtà nella loro musica. «In ogni narrazione, sia essa letteraria che musicale, e la musica del quartetto è narrativa, mito o immaginazione e realtà si scambiano a vicenda elementi seguendo un processo per cui quelli reali devono sembrare mitici e immaginari e quelli di fantasia devono apparire reali. La concezione del quartetto e le musiche sono frutto di un'idea precisa di Antonio Marangolo. «La scrittura segue il concetto di melodie che si intrecciano spesso su un bordone: il processo di composizione si basa più sul timbro che sull'armonia, più sulla melodia che sull'armonia stessa e con un concetto di ritmo libero. La orizzontalità del nome e della musica è frutto di questa idea in cui le linee melodiche viaggiano verso l'infinito.»
«Il rapporto del Marangolo Quartetto Orizzontale con l'Africa, prosegue il sassofonista, è presente nella musica del quartetto oltre che per l'uso di percussioni di indubbia origine africana anche per la pronuncia jazzistica del sax e per tutto quel mondo che involontariamente da quando la musica afroamericana è stata diffusa soprattutto nel modo di cantare, si è insinuato in tutte le musiche. Ma soprattutto è presente perché il concetto di partenza del quartetto è: "una voce e un tamburo"
Come sto bene qui è un lavoro plurale e le sue diverse componenti sono state concepite e realizzate in maniera distinta, in uno spettro temporale quanto mai ampio. Questo non ha impedito però la magia dell'incontro. Sandro Cappelletto rivela come «l'ascolto del loro disco è stato il momento decisivo. L'idea di musica orizzontale, l'evidente presenza di atmosfere sonore che sentivo riconducibili ad emozioni africane, mi hanno suggerito l'immagine di partenza del racconto.»
«Il master era pronto veramente da tanto tempo, prosegue dal canto suo Peppe Consolmagno. A periodi si riprendeva in mano l’intenzione di pubblicarlo. Gli stimoli esterni, oltre al lavoro di per se ben fatto, sono stati diversi: dalla partecipazione del quartetto al Festival Internazionale del Jazz a Montreal in Canada, dall’utilizzo di Vittorio Gassmann delle musiche del quartetto per il programma Cammin leggendo e abbinate con successo ai versi dei nostri più grandi poeti. Mancava sempre qualcosa e soprattutto l’unione degli intenti. Ognuno di noi a modo suo sentiva di portare nel cofanetto del cd il non solo essere musicista. Antonio con lo aver scritto e pubblicato tre romanzi, Mirco con la sua vena creativa unendo la pittura, alla musica e alla poesia con pubblicazioni e mostre, io stesso con la costruzione dei miei strumenti e la pubblicazioni di articoli e monografie, i fotografi come Andrea Repetto ed Enrico Minasso che da tempo seguono amorevolmente il lavoro del Quartetto. Aver conosciuto Sandro Cappelletto è stata una svolta decisiva e molto positiva. Ne è uscito un lavoro in cui tutti ci riconosciamo, che ha attraversato un percorso storico e personale lungo, articolato e maturo.»  

JAZZ CONVENTION

Fabio Ciminiera

 

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Marangolo Quartetto Orizzontale/Come sto bene qui

di ©2010 Vincenzo Fugaldi - Jazzitalia - marzo 2010 

 

Il cd del Marangolo Quartetto Orizzontale si accompagna a un prodotto editoriale di veste elegante, una pubblicazione bifronte con copertina cartonata che da un lato contiene dei disegni di Mirco Marchelli, trombettista del gruppo, seguiti da alcune fotografie in bianco e nero di Andrea Repetto che ritraggono i componenti del quartetto. Dall'altro verso il bel racconto di ambientazione africana Come sto bene qui, del critico Sandro Cappelletto, accompagnato dalle fotografie di Enrico Minasso.

Preziose le musiche contenute dal cd inserito all'interno del volume. Sono state registrate venti anni fa, nel 1990, ed eseguite dal vivo lo stesso anno al festival di Montréal. Vista la qualità di quanto registrato, rimane incomprensibile il ventennale occultamento. Si tratta di 14 composizioni, tutte di Antonio Marangolo, tranne una del percussionista Consolmagno.

Marangolo è nome ben noto nel mondo della musica leggera italiana, ma poco in ambito jazzistico. È uno dei migliori arrangiatori sulla piazza, e ha impreziosito con la sua arte – e col suono pieno, personale e inconfondibile dei suoi sassofoni - grandi dischi di Francesco Guccini e Paolo Conte. Qui si rivela compositore intenso e sorprendente, alla guida di un quartetto con un'immagine originale e ben definita, che si snoda paritariamente intorno ai suoi sax, al suono barocco della tromba di Marchelli, all'eclettico violoncello di Girardengo e alla fantasia percussiva di Consolmagno. Un equilibrio riuscitissimo tra scrittura e improvvisazione, con brani costruiti sapientemente intorno alle voci dei singoli partecipanti, tra suggestioni etniche e contemporanee, musiche che sembrano immaginate per un film (di sapore felliniano L'impresario dorme), collettivi e assoli pieni di lirismo, in una sintesi validissima, che cattura l'attenzione dell'ascoltatore sin dalle prime note, offrendo in ogni nuovo brano stimoli e sorprese, con freschezza e creatività.



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Vincenzo Fugaldi

 

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Marangolo Quartetto Orizzontale/Come sto bene qui

di ©2010 Valentina Gianfermo - Extra Music Magazine - luglio 2010 

”Marangolo Quartetto Orizzontale” esce con un libro + disegni + cd, come a voler dare, oltre al piacere musicale, quello degli occhi con i disegni di Mirco Marchelli e della mente con il racconto breve di Sandro Cappelletto coadiuvato dalle foto di Enrico Minasso.
Un lavoro di certo sinestetico che esplora a tutto tondo un argomento decisamente inflazionato: l'Africa. La particolarità di questo progetto sinestetico risiede però nella capacità dei vari artisti di dare una visione dell'Africa da un punto di vista più vero, se ci si permette il termine.
Non è la solita terra piena di colori, animali esotici e tradizioni sui generis. Quella dipinta in questo lavoro è un'Africa fatta di terra, di toni scuri, un paese che vive senza acqua, senza case vere, senza quelli che nel nostro mondo sono ormai diventate le comodità naturali a cui si ha sempre accesso. Un luogo dove esistono moschee di fango, dove le cose rotte possono sempre essere utili invece che buttate, un luogo fatto di povertà e malattie, un popolo che ha una forza che tutt'oggi può impressionare chiunque decida di andarlo a visitare.
Anche nelle sonorità della musica del Quartetto Orizzontale si sente chiaramente un'esplorazione sonora che va al di là della semplice percezione del ritmo tribale tradizionale africano e dei suoi pattern; è decisamente una produzione più intima che va ad esplorare, con strumenti tipicamente occidentali miscelati a percussioni suggestive tipicamente africane, i suoni di un paese così lontano e diverso dal nostro, che ci si apre di fronte in suggestioni che a volte sembrano provenire da un altro tempo.
L'esperimento del Quartetto Orizzontale e degli altri artisti che hanno contribuito a questa opera, è pienamente riuscito ed è un piacere poter contemporaneamente ascoltare, leggere e sognare attraverso le fotografie, questa terra brulla che scotta sia la pelle che l'anima.
In un mondo dove ormai la percezione artistica è diventata consumo totale e incondizionato, il Quartetto Orizzontale di Marangolo riesce a creare una zona franca, dove ancora c'è la possibilità di assaporare intensamente quello che l'arte vuol dire, cioè esplorazione a 360° di tutto quello che i nostri sensi e le nostre menti, parte conscia e parte inconscia, possono assorbire dalla fruizione dell'opera artistica; e quale luogo migliore dove andare a ricreare questa suggestione se non in quella terra, ombelico del mondo, dove, in mezzo a oggetti contemporanei e frutto del progresso utilizzati nei più svariati modi, tutto mantiene ancora una profonda radice nella verità dell'uomo e nella sua essenza primordiale.
Di certo dovrebbero esserci più opere di questo genere per ricordare al mondo che l'arte non è solo intrattenimento, ma piuttosto riflessione e riflesso del sé intimo del mondo e di tutti noi.

 

EXTRA MUSIC MAGAZINE - (09 luglio 2010)

Valentina Gianfermo

 

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Marangolo Quartetto Orizzontale/Come sto bene qui

di ©2010 Mario A.Riggio - Ritmi - n.3 settembre 2010 

Orizzontale, come un movimento artistico in cui le diverse discipline si muovono sullo stesso piano. E' quello che succede in questo libro con cd, in cui il racconto Come sto bene qui di Sandro Cappelletto, le foto di Enrico Minasso e Andrea Repetto i disegni di Mirco Marchelli e le musiche del Quartetto Orizzontale si muovono sullo stesso piano, talvolta si incontrano e ogni tanto si sposano. Concepiti come lavori a sé stanti nel tempo, nello spazio e nelle intenzioni, il libro e le musiche hanno il comune denominatore l'Africa e quello dichiarato della "orizzontalità". Le composizioni sono prevalentemente opera di Antonio Marangolo, una delle maggiori menti creative della musica italiana, ma le parti improvvisate sono così numerose e importanti da far sì che ogni musicista possa considerarsi compositore. Le percussioni, evocative, sono di Peppe Consolmagno e hanno il merito di essere libere da ogni struttura precostituita, etniche senza essere folcloriche, così da poter utilizzare tranquillamente il berimbau in un pezzo dalla struttura africana o europea. Perché il quartetto è orizzontale? Perché musicisti di provenienza diversa  -una tromba e un violoncello piemontesi, un sassofonista siciliano e un percussionista marchigiano conservano il loro diverso stile pur suonando insieme. Una musica fatta di malinconiche linee melodiche, in cui spesso fa da bordone il berimbau di Consolmagno, contribuendo a creare suoni che sfuggono alle gabbie dell'armonia, muovendosi fra l'unisono e la spazialità senza che i due concetti siano in contrasto. E infine l'Africa, un Burkina Faso fotografato fra spiritualità animistiche e realtà politiche, fra il potere dello sciamano e l'autorità del dittatore di turno, con noi Europei che stiamo a guardare. Senza capire.

 

Ritmi - n.3 settembre 2010 

Mario A.Riggio

 

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